martedì 7 luglio 2009

Dipendenza, assuefazione ed abitudine alla nicotina: substrati neurobiologici

Vorrei cominciare questo post con la definizione di tre termini spesso usati come sinonimi: assuefazione, dipendenza e abitudine.

L'assuefazione ad una sostanza indica l'aumentata resistenza agli effetti di essa; è un termine usato per descrivere, ad esempio, la necessità di dosi sempre maggiori di una certa sostanza al fine di ottenere gli stessi risultati. Il substrato biologico di questo processo può essere una up-regulation dei recettori per tale sostanza (sempre più recettori espressi implicano la necessità di dosi sempre maggiori).

L'abitudine è invece una descrizione puramente psicologica dell'atto di assumere una sostanza di cui l'organismo può fisiologicamente fare a meno. Ciò che spinge l'uomo ad assumere quella sostanza è piuttosto l'ambiente esterno (e non quello interno): in termini pratici sono affetti da "abitudine al fumo" i social smokers.

La dipendenza è indubbiamente la situazione più pericolosa. L'organismo è in grado di sintetizzare una moltitudine di sostanze chimiche, ma se queste vengono somministrate dall'esterno, allora le vie metaboliche entrano in "riposo": il corpo non sintetizza più quella sostanza, al fine di risparmiare energia metabolica, dato che l'apporto di quella sostanza è sufficiente. Quando però si smette di assumere la sostanza per cui si è dipendenti, l'organismo non è più in grado (per un certo periodo) di sintetizzarla ex-novo, e compaiono quindi tutti i sintomi caratteristici della crisi d'astinenza.

Applichiamo questi termini generali alla nicotina.

L'abitudine alla nicotina gioca un ruolo fondamentale per iniziare il fumo. La sigaretta è spesso assimilata ad uno status simbol, è un oggetto che ci rende "alla moda", e ci permette di entrare nella cerchia dei fumatori. Un giovane fumatore alle prime armi, difficilmente proverà piacere dal fumo (spesso anzi è più il fastidio): ciononostante continuerà imperterrito se circondato da altri fumatori e da un ambiente che lo invoglia. Ben presto entrerà in assuefazione, ed infine in dipendenza.

L'assuefazione alla nicotina interviene perchè la molecola è in grado di legare i recettori nicotinici (il cui ligando naturale è l'acetilcolina), attivandoli. La continua somministrazione di nicotina induce l'up-regulation di questi recettori, ma modifica anche il re-uptake della dopamina (vedi prossimo paragrafo). La richiesta di nicotina quindi cresce sempre più: se all'inizio si fumano 2-3 sigarette al giorno, nel giro di pochi mesi si rischia di fumarne 20-30.

La dipendenza dalla nicotina risiede essenzialmente nella capacità di questo alcaloide di ridurre il recupero di un neurotrasmettitore, la dopamina. Questa molecola è molto rappresentata in tutto il sistema nervoso. Le principali sedi dove è espressa sono: il nucleus accumbens, la via nigro-striatale dei gangli della base.
Il nucleus accumbens (porzione esterna) è un gruppo neuronale funzionalmente collegato all'amigdala e all'ippocampo, e gioca un ruolo fondamentale nel circuito della motivazione e della gratificazione, così come nei comportamenti correlati alla ricompensa. Maggiore è la quantità di dopamina che viaggia in questi circuiti, maggiore è la sensazione di benessere che proviamo, ci sentiamo gratificati e pertanto desideriamo sempre più questa sostanza (assuefazione); a lungo andare si ha la dipendenza perchè questi circuiti smettono di sintetizzare adeguate quantità di dopamina, essendo attivata la trasmissione dopaminergica dalla nicotina (la nicotina aumenta il rilascio della dopamina e ne inibisce la eliminazione). Altre sostanze che modificano questi circuiti sono la cocaina, amfetamine, morfina, alcool, cannabinoidi.
La parte centrale del nucleus accumbens e la via nigro-striatale dei gangli della base utilizzano anch'essi la dopamina come neurotrasmettitore. Sono regioni dell'encefalo funzionalmente correlate con l'attività motoria. E' noto da tempo che deficit di queste aeree provocano disturbi motori, come il tremore. Non è un caso, quindi, che fumatori incalliti presentano tremori più o meno accentuati, specie della punta delle dita (provate ad estendere il braccio, tenendo la mano aperta, e osservate attentamente i movimenti della punta delle dita!).

Per approfondire, segnalo questo interessante articolo su Salus.it che tratta in maniera tecnica le basi biochimiche delle dipendenze patologiche da sostanze, con particolare riferimento alla nicotina.


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