lunedì 27 luglio 2009

Le morti per il fumo

Così tante volte abbiamo sentito dire che il fumo uccide, che è causa di malattie irreversibile, e così via. Ma quantitativamente, quanto sono vere queste affermazioni?
La risposta arriva da uno studio dell'università di Harvard, pubblicato sul Lancet. Dati alla mano, quelle affermazioni così tanto frequenti non sembrerebbero poi tanto delle esagerazioni!!

Cinque milioni nel mondo, questo il numero di morti nel solo anno 2000, causato dal fumo di sigaretta. E più della metà di questi, avevano un'età compresa tra i 30 e i 69 anni (le cosiddette morti premature). Gli uomini costituiscono la maggioranza, rappresentando i 3 quarti delle morti in totale.

La principale causa di morte è rappresentata da malattie cardiovascolari (oltre un milione e mezzo); al secondo posto il tumore al polmone (con mezzo milione di casi). Altra malattia frequentemente causa di morte tra i fumatori è la BPCO (bronco-pneumopatia cronica ostruttiva), che insieme ad altre patologie respiratorie, arriva alla cifra di 650.000 morti nel 2000.

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Cosa si trova nel liquido delle e-cigarette?

Finora non ho mai avuto l'occasione di provare queste fantomatiche e-cigarette, quindi non sono in grado di darvi una opinione personale. Il meccanismo di funzionamento di questi strani marchingegni è molto intuitivo: un liquido (con molta fantasia denominato e-liquid) viene vaporizzato ed inalato dal consumatore.
Quali vantaggi ci sono? Si evita la combustione di tabacco e carta, da cui deriva la gran quantità di catrame che si deposita nei polmoni dei fumatori. In compenso si assume la consueta quota di nicotina, riducendo così il desiderio momentaneo di accendere una 'vera' sigaretta.

Cosa contiene questo e-liquid?

  1. Glicol propilenico (propylene glycol): piccola molecola di produzione industriale, già utilizzata in numerose applicazioni (ingrediente di deodoranti stick, di olii per massaggi, e di coloranti alimentari; farmacologicamente, e suppongo anche nel caso delle e-cigarette, viene utilizzato per rendere solubile in acqua una sostanza non liposolubile, come la nicotina).
  2. Nicotina: questa certo non poteva mancare. Presente in diverse percentuali, a seconda del liquido che compriamo.
  3. Essenza di tabacco: estratta dalle foglie di tabacco.
  4. Acqua, acido citrico, glicerolo e alcohol (8%).
  5. Acidi organici e agenti antiossidanti (non meglio specificati in rete).
  6. Aromi: fragola, arancia, menta, vaniglia, caramello, caffè
  7. Altri additivi chimici (maggiori informazioni disponibili qui)

In conclusione, se questi sono realmente tutti gli ingredienti contenuti nell'e-liquid (la mia fonte è stata la pagina di wikipedia in inglese sull'argomento), le e-cigarette contengono solo ingredienti inerti e non pericolosi per la salute.

Ciononostante però, pare che in Italia non sia stata ancora autorizzata la sua vendita ufficiale, in attesa di conferme definitive da istituti di salute superiori. -- Continua a leggere! --


venerdì 24 luglio 2009

Dal seme alla prima boccata: Botanica e coltivazione del tabacco



Comincio qui una piccola serie di posts in cui parlerò di tutti i processi cui è sottoposta la pianta del tabacco prima di finire tra le nostre labbra in prossimità dell'accendino. Quest'oggi vedremo le caratteristiche della pianta del tabacco, e la sua coltivazione ideale. Nel prossimo post parlerò invece del trattamento che le foglie di tabacco subiscono prima di essere pronte per la vendita.

DESCRIZIONE. Il genere Nicotiana appartiene alla famiglia delle Solanacee; sono piante erbacee annue o perenni, talora fruttescenti; i fiori sono penduli o solitari, di colore che cambia a seconda della specie, variando dal bianco, al rosso, al giallo. Sono conosciute oltre 50 specie, in rapido aumento per i continui tentativi di ibridizzazione; di tutte queste specie hanno importanza agraria, industriale e commerciale la Nicotiana tabacum e la Nicotiana rustica, e i loro ibridi.
La lunghezza della foglia varia da 15 a 75cm; i margini sono interi e lisci e le due facce più o meno pelose.
Il seme del tabacco è piccolissimo (0.5mm) di colore bruno-marrone. Un ditale da cucito ne può contenere anche 17mila!

COLTIVAZIONE. Il tabacco è originario di regioni tropicali o sub-tropicali, ma si adatta rapidamente a tutti i climi (persino in Finlandia sono presenti campi di coltivazione). Però la produzione del tabacco e la sua qualità peggiorano con l'aumentare della latitutidine, per cui il limite estremo di un prodotto discreto è il 50° lat. N; le migliori condizioni di sviluppo si realizzano là dove la temperatura media primavera-estate è di 18-25°C.
Per la piccolezza del seme e la grandezza delle piante, il seme non può essere sparso direttamente sul terreno; per ottenere una certa uniformità, si mischiano i semi con la sabbia e quindi si sparge sul terreno. Questo va fatto durante un periodo secco che preceda immediatamente un periodo di piogge.

Quando le piantine hanno foglie di 1 cm, si fa il trapianto in vivaio, dove si tengono per 2-3 mesi, e quando presentano 5-8 foglie si mettono nel campo. Il terreno, come il clima, influenza fortemente la quantità e la qualità di produzione. Terreni ricchi di humus e umidi portano a foglie grosse e spesse, ma questo è un carattere negativo in termini di qualità di sigaretta (discorso differente se si considerano le piante destinate ai sigari); sono necessario terreni argilloso-sabbiosi.

Quando le piante hanno raggiunto i 50-60 cm e comincia a svilupparsi il germoglio floreale, si procede alla cimatura, cioè alla soppressione dell'estremità del fusto per impedire alla pianta di fiorire; si eliminano anche le foglie laterali, in modo da avere solo 10-15 foglie che crescano bene. Le foglie sono mature per la raccolta quando cominciano a ingiallire e il loro lembo, stretto tra due dita, si rompe con leggero scricchiolamento.
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lunedì 13 luglio 2009

Sigarette e allattamento

Ho già avuto modo di parlare degli effetti della nicotina sul bambino in allattamento in questo post.
Come ho già sottolineato, fumare in allattamento non provoca i danni che sono invece fortemente presenti qualora si fumi in gravidanza. Questo avviene perchè la quantità di nicotina che passa attraverso la placenta è decisamente superiore alla quantità di nicotina e cotinina (un suo metabolita) che dal latte materno viene ingerito dal bambino. Ciononostante alcuni effetti sono presenti.

In un recente studio, è stata valutata la qualità del sonno dei bambini, subito dopo l'allattamento da 15 donne fumatrici. Le donne hanno fumato 1 o 2 sigarette da 3 ore a mezz'ora prima della poppata. Il risultato dell'analisi è stato il seguente: la qualità e la quantità del sonno del bambino è scesa di molto. Nei giorni in cui le stesse mamme non hanno fumato, il bambino dormiva mediamente 84 minuti; il sonno degli stessi bambini è sceso a 53 minuti nei giorni in cui le madri hanno fumato prima dell'allattamento. Un calo del 37%. Inoltre sono frequenti i risvegli, seguiti da sonnecchiamenti di pochi minuti: classico esempio di sonno non ristoratore.
Ciò dimostra che il passaggio di nicotina dalla madre al latte, e quindi al bambino, avviene, e gli effetti sul bambino sono presenti. E questi effetti sono tanto maggiori quanto più vicina al momento della poppata è l'ultima sigaretta: le conseguenze più accentuate si sono registrate quando la sigaretta ha preceduto il pasto di mezz'ora; sono quasi inesistenti se invece passano 3 ore.

Un altro risultato dello stesso studio (che è più una considerazione personale dell'autore) è che i bambini che sono stati allattati da madri fumatrici hanno una maggiore propensione ad avvicinarsi alle sigarette durante l'adolescenza. Infine viene sottolineata la necessità di ulteriori studi sugli effetti a lungo termine della nicotina assunta durante l'allattamento, perchè probabilmente non sono limitati al solo disturbo del sonno degli infanti.
L'autore dell'articolo consiglia ancora una volta tutte le madri in allattamento di astenersi dal fumo (buona regola da seguire, per evitare anche l'accidentale fumo passivo cui il bambino può essere esposto).

VIA | News-medical.net
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sabato 11 luglio 2009

Le nuove Marlboro Gold Touch


Sono in commercio da qualche mese, ma le ho scoperte solo da un paio di settimane, perchè sullo scaffale del mio tabacchino di fiducia spiccava tra i tanti un pacchetto color nero. Incuriosito, sforzo un poco gli occhi e leggo sopra Marlboro: incredibile, una nuova marca di sigarette Marlboro!!

Chiedo così al tabaccaio cosa fossero, e mi risponde: sono le nuove Marlboro Gold Touch. Non potevo non provarle, e quindi compro un pacchetto. Inizialmente ero dubbioso, però quella confezione color nero ha attirato la mia attenzione.
Prendo il pacchetto in mano, e subito mi accorgo che è leggermente più piccolo del normale. Inoltre è color nero, molto "stilose" per dirla in termini pratici. Lo scarto, ed in effetti le sigarette hanno un diametro leggermente inferiore, ma sono della stessa lunghezze delle cugine Marlboro Gold (ex Marlboro Light). Ne accendo incuriosito subito una: hanno lo stesso sapore della Marlboro Light, però sono più leggere, non infastidiscono le vie respiratorie. E una volta terminata, danno la stessa soddisfazione.

Insomma, sembra di fumare le fedeli Marlboro Light; con alcuni vantaggi. Innanzitutto in termini di prezzo: le Marlboro Light (e anche quelle Rosse) costano 4.40€ al pacchetto; le Marlboro Gold Touch solamente 4.00€. Comincio a girare e voltare il pacchetto, per cercare le caratteristiche "tecniche", e ricevo una piacevole sorpresa: la quantità di catrame e di monossido di carbonio è abbastanza ridotta. Nelle Marlboro Light si trovano 8mg di catrame e 9mg di monossido di carbonio (CO); nelle Marlboro Gold Touch invece "solamente" 7mg e 7mg rispettivamente. Insomma, è un modo per farci meno del male.
Altra sorpresa è invece la quantità di nicotina: è la stessa sia nelle Marlboro Light, sia nelle Marlboro Gold Touch, ossia 0.6mg per sigaretta. In termini pratici, per un fumatore questo significa che la "soddisfazione" che ci darà questa sigaretta è identica a quella della cugina più forte.
Non sentiremo quindi il desiderio di fumare di più, e faremo meno male ai nostri polmoni.

La conclusione? Dopo circa 6 anni in cui ho fumato fedelmente le Marlboro Light, ho tradito il mio "primo amore", dedicandomi alle nuovissime sigarette nere!
E voi le avete provate? Cosa ne pensate?
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martedì 7 luglio 2009

Dipendenza, assuefazione ed abitudine alla nicotina: substrati neurobiologici

Vorrei cominciare questo post con la definizione di tre termini spesso usati come sinonimi: assuefazione, dipendenza e abitudine.

L'assuefazione ad una sostanza indica l'aumentata resistenza agli effetti di essa; è un termine usato per descrivere, ad esempio, la necessità di dosi sempre maggiori di una certa sostanza al fine di ottenere gli stessi risultati. Il substrato biologico di questo processo può essere una up-regulation dei recettori per tale sostanza (sempre più recettori espressi implicano la necessità di dosi sempre maggiori).

L'abitudine è invece una descrizione puramente psicologica dell'atto di assumere una sostanza di cui l'organismo può fisiologicamente fare a meno. Ciò che spinge l'uomo ad assumere quella sostanza è piuttosto l'ambiente esterno (e non quello interno): in termini pratici sono affetti da "abitudine al fumo" i social smokers.

La dipendenza è indubbiamente la situazione più pericolosa. L'organismo è in grado di sintetizzare una moltitudine di sostanze chimiche, ma se queste vengono somministrate dall'esterno, allora le vie metaboliche entrano in "riposo": il corpo non sintetizza più quella sostanza, al fine di risparmiare energia metabolica, dato che l'apporto di quella sostanza è sufficiente. Quando però si smette di assumere la sostanza per cui si è dipendenti, l'organismo non è più in grado (per un certo periodo) di sintetizzarla ex-novo, e compaiono quindi tutti i sintomi caratteristici della crisi d'astinenza.

Applichiamo questi termini generali alla nicotina.

L'abitudine alla nicotina gioca un ruolo fondamentale per iniziare il fumo. La sigaretta è spesso assimilata ad uno status simbol, è un oggetto che ci rende "alla moda", e ci permette di entrare nella cerchia dei fumatori. Un giovane fumatore alle prime armi, difficilmente proverà piacere dal fumo (spesso anzi è più il fastidio): ciononostante continuerà imperterrito se circondato da altri fumatori e da un ambiente che lo invoglia. Ben presto entrerà in assuefazione, ed infine in dipendenza.

L'assuefazione alla nicotina interviene perchè la molecola è in grado di legare i recettori nicotinici (il cui ligando naturale è l'acetilcolina), attivandoli. La continua somministrazione di nicotina induce l'up-regulation di questi recettori, ma modifica anche il re-uptake della dopamina (vedi prossimo paragrafo). La richiesta di nicotina quindi cresce sempre più: se all'inizio si fumano 2-3 sigarette al giorno, nel giro di pochi mesi si rischia di fumarne 20-30.

La dipendenza dalla nicotina risiede essenzialmente nella capacità di questo alcaloide di ridurre il recupero di un neurotrasmettitore, la dopamina. Questa molecola è molto rappresentata in tutto il sistema nervoso. Le principali sedi dove è espressa sono: il nucleus accumbens, la via nigro-striatale dei gangli della base.
Il nucleus accumbens (porzione esterna) è un gruppo neuronale funzionalmente collegato all'amigdala e all'ippocampo, e gioca un ruolo fondamentale nel circuito della motivazione e della gratificazione, così come nei comportamenti correlati alla ricompensa. Maggiore è la quantità di dopamina che viaggia in questi circuiti, maggiore è la sensazione di benessere che proviamo, ci sentiamo gratificati e pertanto desideriamo sempre più questa sostanza (assuefazione); a lungo andare si ha la dipendenza perchè questi circuiti smettono di sintetizzare adeguate quantità di dopamina, essendo attivata la trasmissione dopaminergica dalla nicotina (la nicotina aumenta il rilascio della dopamina e ne inibisce la eliminazione). Altre sostanze che modificano questi circuiti sono la cocaina, amfetamine, morfina, alcool, cannabinoidi.
La parte centrale del nucleus accumbens e la via nigro-striatale dei gangli della base utilizzano anch'essi la dopamina come neurotrasmettitore. Sono regioni dell'encefalo funzionalmente correlate con l'attività motoria. E' noto da tempo che deficit di queste aeree provocano disturbi motori, come il tremore. Non è un caso, quindi, che fumatori incalliti presentano tremori più o meno accentuati, specie della punta delle dita (provate ad estendere il braccio, tenendo la mano aperta, e osservate attentamente i movimenti della punta delle dita!).

Per approfondire, segnalo questo interessante articolo su Salus.it che tratta in maniera tecnica le basi biochimiche delle dipendenze patologiche da sostanze, con particolare riferimento alla nicotina.
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Storia del tabacco: origini e diffusione

Probabilmente la prima origine del fumare deve essere ricercata in cerimonie magiche, di carattere propiziatorio, allo scopo di attirare la pioggia producendo nuvole di fumo: durante questi riti si deve essere scoperto che il fumo di certe erbe esercitava un potere narcotico o eccitante sull'organismo.

Cristoforo Colombo e i suoi marinai osservarono che gli abitanti delle Indie Occidentali fumavano dei rotoli formati dalle foglie di una pianta strettamente avvolte in una delle foglie che avvolgono le pannocchie del mais.
Anche i popoli dell'America Centrale hanno fumato tabacco in pipe di pietra come i Maya dello Yucatan, nei cui templi sono stati trovati questi utensili sacri. Ma i Maya avvolgevano anche le foglie di tabacco nei teneri involucri delle pannocchie del mais, dando a questi rotoli il nome di sicar, da cui è derivata la parola sigaro; essi inoltre lo masticavano per procurarsi uno stato di particolare ebbrezza durante il quale credevano di mettersi in comunicazione con i loro morti.

L'introduzione del tabacco in Francia si deve anzitutto a tentativi fatti da un certo monaco André Thevet che aveva portato nel 1556 i semi dal Brasile; successivamente Jean Nicot de Villemain, ambasciatore di Francia in Portogallo, coltivò la pianta da semi ottenuti nei giardini reali portoghesi e nel 1560 ne mandava semi al re Francesco II e a Caterina De' Medici vantando le virtù medicinali dell'erba contro molte malattie.

L'uso del fumare fu introdotto in Europa prima nella Spagna verso il 1570, poi in Inghilterra dalla Virginia nel 1586, ma era adoperato nei primi anni, specialmente in Francia, per combattere il male di denti. Fu solo all'epoca di Luigi XIII che il fumare divenne un'abitudine voluttuaria, per quanto medici e scienziati cercavano di ostacolare questo vizio che ritenevano causa di diverse malattie.
Mentre l'abitudine del fumare si diffondeva fla le classi popolari, le classi elevate si mostravano restie al fumo e invece si abituavano a prendere il tabacco da naso.

In Turchia, dove fu introdotto nel 1605, l'uso del tabacco fu invano e aspramente combattuto: Murad IV giunse addirittura a far decapitare i fumatori. Si sospese allora il fumo e si usò il tabacco da naso, poi alla morte del sovrano si ritornò a fumare in modo tale che il detto fumare come un turco è divenuto proverbiale.
Nel 1605 i Portoghesi portarono il tabacco in Giappone, donde si diffuse nell'Asia orientale e meridionale.
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Disclaimer

Questo blog non vuole in alcun modo incitare a cominciare o continuare il vizio del fumo. Il fumo nuoce gravemente alla salute. In nessun caso il blog è affiliato con le marche di sigarette o suppellettili relativi al fumo di cui si parla nei posts.

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